Il pesce rientra nell’alimentazione degli animali domestici per le sue caratteristiche nutrizionali particolarmente interessanti. Esploriamo assieme questo mondo per padroneggiarlo alla grande.
Il termine pesce quando usato in alimentazione animale un’po’ confonde, capita spesso che alla domanda “che pesce mangia?” segua la risposta “ il tonno in scatola”.
Iniziamo dicendo che, quando parliamo di pesce intendiamo solitamente prodotti non lavorati di mare o di acqua dolce. Raramente, ma veramente raramente, e solo per scopi mirati si consiglia di utilizzare prodotti come le sardine sottolio come appetizzante.
Inserire prodotti ittici all’interno di una dieta prevede di utilizzare materie prime integre.
Fanno parte dei “pesci” che si possono utilizzare in una dieta: pesce di mare, pesce d’acqua dolce, molluschi e crostacei.
I pesci possono abitare tutte le acque presenti sul pianeta. Si sono adattati nel corso del tempo ad ambienti con diversi gradi di salinità. Alcuni di loro riescono a cambiare tipo di acqua durante la vita, per la riproduzione o per l’alimentazione (salmoni e anguille ad esempio), oppure vivendo in acque lagunari possono spostarsi in habitat limitrofi.
Pesce di mare.
Iniziamo con il sapore, molto più forte rispetto a quello di fiume, perchè accumulano alcuni aminoacidi (glicina e acido glutammico), trimetilammina N-ossido (che diventa trimetilammina dopo la morte, quel odore di pesce non fresco avete presente?) oppure l’urea, questo per compensare la concentrazione di cloruro di sodio.
Alcune categorie contengono un elevato contenuto di omega 3, molecole interessantissime per le loro funzioni antinfiammatorie, ma attenzione la loro provenienza ed estrazione ne modifica le caratteristiche.
Ne fanno parte: acciuga, aringa, branzino, cefalo, gallinella, merluzzo, orata, passera, pesce spada, razza, rombo, sardina, scorfano, sgombro, sogliola, tonno, triglia ecc.
Pesce di acqua dolce.
È interessante sapere che il valore nutrizionale del pesce di acqua dolce è equiparabile a quello di mare, con delle notevoli differenze sul sapore.
Ne fanno parte: carpa, luccio, pesce gatto, pesce persico e la trota.
Molluschi.
Sono animali prevalentemente marini, ma alcuni di loro si sono adattati alla vita d’acqua dolce (alcuni addirittura non vivono in acqua pensate).
Ne fanno parte: i bivalvi (tipo vongole, cozze…) e i cefalopodi (il polpo). Essendo un Phylum piuttosto grande ed eterogeneo le loro caratteristiche nutrizionali sono varie.
Interessante sapere per il nostro scopo alcune cose in particolare.
Se cane e gatto non ne sono sensibili, l’utilizzo di alcuni bivalvi come integratore alimentare può essere preso in considerazione. Gli scopi possono essere duplici, sia per integrare la taurina (per i gatti ad esempio) oppure per il contenuto in glucosamminoglicani (per artriti e collagene).
Mente per quanto riguarda i cefalopodi (polpi, seppie ecce cc) si possono utilizzare assolutamente, a non sono particolarmente nutrienti, la loro consistenza non sempre piace. Un salva pasto per soggetti cicciottelli diciamo.
L’osso di seppia può essere utile come integratore di calcio.
Crostacei.
Veramente poco considerati come alimento in una dieta, per il costo ma anche per la possibile sensibilità soggettiva. Vivono sia in acque salate che dolci.
Contengono, soprattutto la testa, molto colesterolo che di solito non è un problema nei carnivori, ma se esageriamo… esageriamo. Contengono però anche una buona dose di omega 3, per questo però conviene utilizzare l’olio che ne deriva come integrazione.
Tra queste grandi categorie e differenze, la più importante è tra pesce azzurro e bianco. Non si includono ovviamente in queste due categorie i molluschi e i crostacei.
Il pesce bianco è solitamente meno calorico di quello azzurro, perché contiene meno grasso (pesce bianco: merluzzo, nasello, triglia..). Banale a dirsi ma il pesce azzurro è veramente azzurro, ne fanno parte le sarde, gli sgombri, le arighe e le alici (e altri), è più calorico e contiene più omega tre, zinco e vitamina D del pesce bianco, sono solitamente pesci di mare.
Adesso che abbiamo esplorato i vari tipi di “pesce” possiamo valutare le due grandi domande per quanto riguarda la sua introduzione in una dieta, da crudo.
Perché non si può dare il pesce crudo in grandi quantità?
Perché alcune tipologie di pesci contengono tiaminasi, un enzima che modifica i livelli di tiamina (vitamina B1) all’interno del corpo, portando anche alla malnutrizione. La cottura degrada questo enzima.
Il contenuto di istamina nel pesce può essere un problema?
In realtà molti alimenti contengono istamina, ma per quanto riguarda il pesce la sua presenza è legata alla cattiva conservazione. È definita sindrome sgombroide la patologie legata all’intossicazione da istamina, perché solitamente è attribuita alla consumazione di sgombro o tonno, ma può succedere anche con altre categorie di pesce azzurro. L’istamina non viene distrutta dalle normali temperature, quindi non è nemmeno un discorso di crudo o cotto. Per evitarla è necessario assicurarsi della qualità del prodotto.
Abbiamo riassunto tutto quello che si poteva riassumere per quanto riguarda l’argomento pesce in alimentazione, anche se… potremmo avere altro da dire, prossimamente.